il manifesto del 31 Gennaio 1998

CHIAPAS

Zapata viaggia in Internet

Ha avuto successo la "mobilitazione" via Internet per il Chiapas. Bloccati per un'ora i siti della Borsa e di quattro grandi banche messicane

PIERANGELO ROSATI (HOBO) -

O RE 17 IN PUNTO. Ormai c'è tanta gente e il corteo può partire: andrà ad occupare simbolicamente, per un'ora, gli spazi dei gruppi bancari e finanziari che rappresentano il neoliberismo in Messico e nel governo di quel paese. Non stiamo parlando però di una manifestazione intesa nel senso tradizionale, di gente che marcia in strada, ma del Netstrike, lo "sciopero in rete", l'iniziativa di protesta, attuata attraverso Internet, che ha avuto luogo giovedì scorso.

Il "luogo" di concentramento prescelto era un canale di chat, a cui si sono collegati un buon numero di partecipanti, difficile stabilire quanti, considerato il continuo viavai di presenze e il limite tecnico di dover rappresentare con un solo nome un gruppo non quantificabile di persone.

Italia, Usa, Finlandia...

C'era gente collegata da tante città italiane, ma anche dal Messico, da Puerto Rico, dalla Svizzera, dalla Finlandia, dagli Stati uniti, dal Canada, da molte nazioni insomma, tutti insieme nello spazio virtuale che sui monitor appariva come una finestra sovrastata dal titolo "Per Zapata", in cui ciascuno scriveva le proprie emozioni e commentava l'evolversi della situazione in un intreccio di lingue e culture diverse; e tutti insieme, fra slogan come "Apoyo total a los zapatistas" e "Zedillo assassino!", si è partiti nel tentativo di bloccare le linee Internet della Borsa Valori e di altri quattro importanti gruppi finanziari messicani: Bital, Bancomer, Banco de México e Banamex.

L'occupazione "elettronica" consisteva in pratica nel collegarsi tutti contemporaneamente ai siti web di queste società, in modo da intasarne gli accessi fino a sfiancare le capacità di elaborazione dei rispettivi computer e bloccarli per qualche tempo; rapportato nello spazio fisico, qualcosa di simile ad un blocco stradale effettuato davanti a un portone di ingresso.

Per qualche tempo a noi che pestavamo sui tasti è sembrato di rivivere l'atmosfera di quei romanzi in cui William Gibson - scrittore statunitense - descrive gli assalti, condotti nel cyberspazio, alle "piramidi di dati" delle multinazionali: "Attenti, Bancomer risponde", "non cedete, Banamex sta riprendendosi!", "ok, ora sono tutti bloccati", erano alcune delle frasi che si potevano leggere nella finestra del chat, mentre si svolgeva la mobilitazione, che veniva anche seguita e commentata in diretta da Radio Popolare, Radio Onda Rossa, Controradio e Radio Sherwood, con un entusiasmo crescente man mano che il successo della "manifestazione" appariva evidente.

Di fatto, per un'intera ora, e anche oltre, gli indirizzi web oggetto della protesta sono stati resi inservibili da una moltitudine di manifestanti, che, attraversando i cavi di mezzo mondo, hanno "occupato" delle macchine, uno spazio elettronico, così come un corteo occupa una strada o una piazza.

Sicuramente è un segnale importante di quanto siano forti i sentimenti di solidarietà e la voglia di contribuire alla difesa delle libertà del popolo del Chiapas e di quali e quante forme essi possano assumere, ma anche, come commenta l'associazione Strano Network - che insieme a Isole nella Rete e Tactical Media Crew ha dato un forte impulso a questo evento - "un segnale di monito a chi sente solo le ragioni della finanza e del borsellino (quantunque elettronico) ed un segnale di speranza per chi (e sono tante/i) è più sensibile agli ideali di libertà, giustizia, solidarietà".