RIVISTE

Il medium della classe virtuale

di PIERANGELO ROSATI (HOBO)

Quali sono le possibili trasformazioni che la comunicazione globale impone ai concetti di identità , appartenenza, territorialità? Questi gli interrogativi posti dall rivista "Media Philosophy" (Costa & Nolan, L. . 15.000) che nel suo ultimo numero propone una raccolta di saggi dal titolo "Io sono chi. Sindromi, mitologie e resistenze nella dissoluzione delle identità contemporanee". La redazione, che fa riferimento alla Cattedra di Sociologia delle Comunicazioni di Massa dell'Università di Roma, si avvale della collaborazione di un comitato scientifico di tutto rispetto in cui compaiono nomi di rilievo come Alberto Abruzzese, Iain Chambers, Derrick de Kerckhove, Pierre Lèvy e Jorge Lozano; ciononostante la rivista non riesce a volare "alto", probabilmente a causa di un rigore metodologico che vuole che l'analisi sociologica si basi sullo stato dei fatti e non su ipotesi futuristiche. Tuttavia non avremmo sdegnato una maggiore proiezione nell'immediato futuro o una maggiore attenzione a un presente considerato forse ancora troppo minoritario per essere rappresentativo di un fenomeno sociale. La televisione è ancora al centro dell'attenzione, regina della scena comunicativa, ed è pur vero che il ruolo da essa assunto trascende ormai quello di "medium" per essere parte integrante della nostra vita, ma la sua correlazione con le reti telematiche si fa sempre più stretta e tutto lascia supporre una completa integrazione; eppure le reti sono trattate marginalmente, con diffidenza o con il timore di chi affronta un argomento mutevole e imprevedibile, dando a volte l'impressione di voler traslare nell'analisi categorie mutuate da altri media. Nel constatare l'attuale situazione, in molti scritti permane un velato pessimismo che ha, se non altro, il merito di smorzare i fin troppo facili entusiasmi dei cyber-rivoluzionari e della cosiddetta "virtual class". Una frase di Todd Gitlin, che non può che trovarci d'accordo, evidenzia bene quali siano tuttora i termini reali di separazione dell'identità virtuale da quella in rete: "Il gran parlare di villaggio globale, anche se sincero, non tiene conto dell'evidente fatto che il villaggio in questione, qualora esista, è profondamente diviso. Alcuni lo vedono dall'alto della collina, altri lo vivono nelle trincee".

il manifesto. Ali Babà. 28 maggio 1997