il manifesto del 12 maggio 1998

HACKER CLONATI I GSM

La scheda violata di un cellulare sicuro

- PIERANGELO ROSATI (HOBO) - 

Come accade prima o poi a tutti i miti, anche quello dell'inviolabilità dei telefoni Gsm è crollato. L'annuncio ufficiale è stato dato da Marc Briceno, rappresentante della Sda (Smartcard Developer Association, in Internet a www.scard.org) ed ha suscitato non poco scalpore: Ian Goldberg e David Wagner, due ricercatori dell'Università di Berkeley, sono riusciti a rendere vulnerabile alla clonazione un telefono Gsm, estraendone il codice di sicurezza dalla "Sim card". Tutti i dati necessari all'identificazione dell'utente da parte della centrale sono contenuti in questa scheda (la sigla Sim sta infatti per Subscriber Identity Module) che permette quindi di stabilire a chi addebitare la chiamata e con quale chiave criptare la conversazione per evitare le intercettazioni telefoniche. Questo tipo di tecnologia, che sta alla base del grosso successo ottenuto dal sistema Gsm, era stata finora garantita come inattaccabile dal punto di vista della sicurezza e della riservatezza, tanto che la compagnia telefonica Pacific Bell, in un recentissimo spot pubblicitario in cui mostra una pecora e un telefonino, dichiara che dei due solo il cellulare non può essere clonato. Ma già da tempo alcuni nutrivano dubbi sull'effettiva robustezza del sistema di sicurezza Gsm, basato sulla segretezza delle tecniche di cifratura piuttosto che su algoritmi pubblici ma intrinsecamente sicuri: nel momento in cui dovessero essere rivelate, il sistema perderebbe ogni efficacia. Ed proprio quello che è successo qualche mese fa, quando, per una fuga di notizie, è stata diffusa in Internet l'intera documentazione della Racal Research Ltd. relativa all'algoritmo di cifratura "Comp128", mettendo in grado chiunque avesse le necessarie competenze tecniche di ricostruire le chiavi segrete di una scheda Sim. La vittoriosa sfida dei due ricercatori californiani, che non è volta a dimostrare la superiorità di una tecnologia rispetto ad un'altra, né a mettere in difficoltà l'industria telefonica, potrebbe piuttosto servire a fare luce sui motivi di alcune limitanti scelte tecniche. Come era ovvio aspettarsi, negli Usa la notizia del "crack" del Gsm è stata riportata con enfasi dall "Wall Street Journal" e dal "New York Times", e già le prime compagnie telefoniche cominciano a correre ai ripari: la Omnipoint ha annunciato l'abbandono dell'algoritmo "comp128" a favore di un nuovo sistema; mentre in Germania il Caos Computer Club, storico gruppo di hackers, ha messo a disposizione sul proprio sito internet il software necessario per intercettare le chiavi segrete dei cellulari Gsm, dimostrando anche con immagini fotografiche la possibilità di mettere facilmente insieme la necessaria attrezzatura. In Italia, invece, la vicenda non ha trovato un'eco adeguata nei media, probabilmente anche a causa delle dichiarazioni rilasciate da Tim e Omnitel che ne minimizzano la portata. I due gestori italiani, infatti, sostengono che non si può parlare di vera e propria clonazione, ma al massimo della duplicazione di una scheda, operazione ritenuta comunque impossibile da ottenere via etere, e questa tesi sembrerebbe avallata dal fatto che lo staff di Berkeley ha lavorato estraendo i dati da una scheda fisicamente disponibile e inserita in un apposito lettore; ma gli stessi uomini della Sda hanno smentito anche quest'ultimo appiglio. Infine, la commissione Usa per le telecomunicazioni ha proibito lo svolgersi di una dimostrazione pubblica annunciata dall'Sda per violazione delle leggi sulle intercettazioni telefoniche.