il manifesto del 07-Maggio-1997

Il mercato delle identità

Una conferenza sulle comunità virtuali diventa un forum sul futuro di Internet

PIERANGELO ROSATI (Hobo)

IL CYBERSPAZIO non è più una trovata da romanzi di fantascienza, ma un reale terreno di ricerca già in grado di ospitare attività sociali. Questo l'assunto di partenza della prima conferenza internazionale sulle comunità virtuali, Virtual Communities 97, tenutasi recentemente a Sydney. Organizzata dall'italiana Anna Cicognani, insieme a David Week, entrambi della Facoltà di Architettura dell'Università di Sydney, la conferenza ha approfondito i risvolti sociali delle varie comunità formatesi in rete negli ultimi anni, cercando, al tempo stesso, di fare il punto - cioè stilare una mappa delle comunità virtuali - della situazione attraverso l'analisi di casi noti ed esperienze dirette.

Decine le relazioni e gli interventi, giunti attraverso Internet o presentati dal vivo, che sono stati messi a confronto allo scopo di formare un mosaico che potesse costituire la descrizione di un plausibile prossimo scenario delle attività sociali in rete, senza porre alcuna ipoteca sul futuro, ma cercando di individuare le forze che potranno determinare i cambiamenti nei prossimi anni. "Sono arrivati più di 50 interventi - afferma soddisfatta Anna Cicognani -. Tutti erano rigorosamente in forma elettronica. I presupposti per partecipare ai forum erano, infatti, di avere una posta elettronica e usare interattivamente la rete. Certo, può sembrare che l'incontro avesse un carattere elitario. Forse è così, ma non volevo che partecipasse chi la rete l'ha solo letta sui giornali".

L'intervento di Howard Rheingold, unanimemente riconosciuto come il padre del concetto di comunità virtuale, ha avuto, come era da aspettarsi, un grosso peso nel dibattito. Presentando il suo progetto di Electric Minds, il californiano fondatore della webzine Hotwired e noto animatore della comunità virtuale The Well, ha sollevato la spinosa questione del rapporto fra uso sociale e uso commerciale di Internet, riuscendo almeno in parte a spogliarla dal velo ideologico che vuole questi due aspetti necessariamente separati e contrapposti.

Il libero scambio di informazioni è il nuovo capitale, ed è possibile, secondo Rheingold, far coesistere un livello di produzione di beni immateriali, come risultato o "distillato" del dibattito in rete, con la garanzia della massima libertà e autonomia dei soggetti che comunitariamente producono tali beni. Sembra quasi che si possa considerare ormai ininfluente in questa fase storica il dato relativo alla proprietà degli strumenti di produzione, ma gli interventi successivi riconducono l'attenzione sui rischi insiti nella situazione di precario bilanciamento fra le varie forze in grado di esercitare il controllo della rete. La domanda è: riuscirà la comunità elettronica a diventare l'equivalente globale dell'agorà ateniese, o sarà ridotta a una versione ingigantita del pubblico delle televendite? Agorà o ipermercato? "Uno dei nostri scopi era mettere insieme businessmen e ricercatori per rendere più bello questo cyberspazio - aggiunge Anna Cicognani -. Per delineare i possibili scenari futuri abbiamo fatto riferimento alla metodologia sviluppata da Schwart, Brand e Hardin Tibbs. Questo ha aiutato la discussione, ma non ha fornito certo risposte".

Sorprendentemente durante i lavori non ci sono stati grandi proclami utopistici. Nessuno dei partecipanti prevede che Internet possa di per se stessa mutare radicalmente l'organizzazione sociale, anzi c'è una sorta di recupero della fisicità: dopo l'ebbrezza data dalla "dissoluzione dell'identità" nel cyberspazio, oggi si dichiara l'illegittimità della separazione del proprio essere reale dall'esistenza on-line, perfezionando così il concetto di comunità virtuale: non una entità separata dall'esistenza biologica, ma estensione e ampliamento della comunità reale, in un nuovo spazio virtuale dove possono essere creati flussi più consistenti di significati e di attenzione. Un nuovo spazio di interazione sociale, quindi, che per questo diventa l'elemento che ha maggiori possibilità di determinare il futuro della cooperazione in rete.

L'idea di "società aperta" di Karl Popper sembra quindi adattarsi al nuovo paradigma della società virtuale e viene infatti assunta come base sulla quale organizzare le strategie per la difesa e l'ampliamento degli attuali spazi di libertà. Il modello socio-matematico risultante vede due linee-forza che rappresentano i gradi di interattività e di facilità dell'accesso di massa alla rete; il dosaggio di questi due elementi determinerà, questa è la convinzione dei partecipanti ai forum, il futuro di Internet: dal Net Shock (massima interattività e accesso), che potrebbe indurre delle sostanziali trasformazioni sociali, al Niche Medium (assoluta passività e difficoltà di accesso) che ridurrebbe la rete a un circolo esclusivo di consumatori tecnologici.

L'equilibrio, né facile né scon tato, vede in gioco fattori come l'ingerenza dei governi e il controllo politico dell'informazione, la logica di mercato e il liberismo selvaggio delle multinazionali. Il grado di incertezza è alto, e questa forse è una buona notizia. La sfida è ancora aperta, possiamo ancora giocare.

Il sito Web che raccoglie i materiali risponde all'indirizzo: www.arch.su.edu.au/kcdc/conferences/VC97.